Simone Buralli

Pianoforte - Tastiere

Pensate al Titanic. Pensate alla leggenda del pianista sull'oceano, al talento che non osava scender mai dalla nave. Ma non è lui. Poi pensate allo sfigato che suonava il pianoforte sulla Costa Concordia, sopravvissuto a Schettino, pensate ad una vita consacrata all'arte che per poco non finisce schiacciata in mezzo ai topi della sala macchine. Ma non è nemmeno lui. Lui sta nel mezzo ai due succitati e inabissati antipodi musicali, è il medio (alzato!) proporzionale della equazione da piano bar del naufragio, esistenziale e non. Lui è quello che in ogni caso, è rimasto, a terra. Dimenticato, ma vivo.

In lui pulsa una raffinatezza musicale che solo il mancato naufragio non ha ancora reso leggenda.

L'unica sala macchine alla quale infine approda sta nella locomotiva a vapore di questa banda, della quale diviene l'ingranaggio differenziale. Oh beh, una qualche differenza la fa: prima di lui nessuno leggeva Tolstoj.

Si definisce un semplice premitore di tasti, ma il suo tocco è magia, incanto, meraviglia. In effetti si sono meravigliati in molti su cosa ci faccia. Serviva una tastiera per lo sfondo sul desktop, ed eccolo qui. Magari non appare, ma lui invece vorrebbe apparire, e allora giù a dirgli di abbassare il volume, ma come dire ai muri!

Eppure, non è solo sottofondo, ma trama principale, ragione occulta di un sound poliedrico mimetizzato fra sax e gorgheggi, che magari non appare (chi ha tirato giù il gain?) ma c'è, eccome se c'è, ed è l’arma di adattamento in più data dall'evoluzione della specie musicale: è grazie alle sue notine che la band si gioca la probabilità di sopravvivenza tra gli habitat armonici più disparati e ostili.